Socialità

Rimettere la famiglia al centro del dibattito politico. È un impegno serio, che non andrebbe trattato come non uno slogan elettorale. Il partito al quale appartengo ha messo proprio questo impegno al centro delle sue priorità, e credo profondamente che sia la scelta giusta da fare oggi – perché se la famiglia funziona abbiamo un punto fermo per affrontare, con più serenità, tutte le sfide che la vita ci pone di fronte.

Il problema è che oggi la scelta di costituirsi una famiglia è diventato una specie di impresa eroica – un rompicapo che per molti è impossibile da risolvere. Il nostro compito, come politici, è di trovare il modo per riportarlo a ciò che è sempre stato: una tappa naturale nel processo di maturazione delle persone.

Restare senza fare nulla non è un’opzione. Le tendenze demografiche sono chiare e devono preoccuparci, anche solo per le conseguenze che hanno sul nostro sistema pensionistico. Il crollo delle nascite è evidente e non può più essere sottovalutato da nessuno.

Se guardiamo con attenzione, ci accorgiamo allora che le finanze sono uno degli elementi con più potere dissuasivo, quando si tratta di scegliere se farsi una famiglia. Il potere di acquisto delle famiglie è quello che più soffre, quando i costi aumentano: basti pensare alle spese per l’assicurazione malattia.

Un’altra ragione che incide sicuramente sulla decisione di costituire una famiglia è che educare i figli sta diventando una sfida sempre più complicata. Il contesto sociale e culturale evolve velocemente, e oggi viviamo in una società iperconnessa, esposta in maniera costante e prolungata al rumore di fondo delle informazioni in arrivo dalla rete.

Uno dei risultati di queste trasformazioni è la diffusione sempre più marcata dei disturbi comportamentali, che fra i nostri bambini sono sempre più frequenti e complessi. Le restrizioni del periodo pandemico non hanno sicuramente aiutato, visto che hanno toccato in maniera sproporzionata i giovani. Se a noi adulti l’isolamento sociale ha tolto molto, a loro ha tolto tutto – e le inquietanti statistiche sull’aumento dei casi di disagio psichico lo dimostrano, al di là di ogni dubbio.

In poche parole, il ritratto della nostra società non è di certo un invito a «mettere su famiglia». Il compito di modificare questa situazione non spetta ai singoli, ma alla politica. Il nostro dovere nei prossimi anni sarà di sostenere il ruolo dei genitori, non solo permettendo loro di conciliare famiglia e lavoro, oppure con incentivi fiscali – quello che dobbiamo fare, soprattutto, è promuovere di più la formazione e la consulenza per i genitori, anche all’interno di contesti lavorativi.

L’esperienza con i miei due figli me lo dimostra ogni giorno. Non esistono il «bravo» o il «cattivo» genitore, o meglio: ognuno di noi ha motivi per sentirsi sia un «bravo» sia un «cattivo» genitore, spesso nell’arco della stessa giornata. Quello che possiamo fare è continuare a migliorarci, grazie a competenze trasversali che possiamo acquisire grazie all’aiuto degli altri – così saremo in grado di affrontare con più serenità e sicurezza la sfida di crescere un bambino.

Crescere una figlia o un figlio non è un compito banale: potremmo dire che dal nostro successo nel portarlo a termine dipende il futuro della società. La famiglia non è infatti solo un luogo per l’«allevamento di futuri adulti». È anche una risorsa decisiva per il benessere degli anziani.

Conosco il mondo della terza età molto bene, grazie al mio ruolo di Presidente dell’Istituto per anziani San Carlo – una delle case anziani più importanti del Sopraceneri. Mi accorgo ogni giorno di quanto i familiari curanti siano essenziali, anche per la collettività – perché è la loro dedizione a permettere alla persona anziana di vivere più a lungo in casa propria. Queste persone svolgono compiti non specialistici ma decisivi: attività di economia domestica, sostegno emotivo e aiuto in innumerevoli attività quotidiane. Sono una risorsa non soltanto per la persona assistita, ma per tutta la società.

In Ticino contiamo oltre 50'000 persone che prestano assistenza a un proprio caro. A livello svizzero, le stime ci dicono che il valore delle prestazioni erogate gratuitamente da questi familiari curanti sfiora i 4 miliardi di franchi l’anno. Il lavoro di queste persone è importantissimo per l’equilibrio della nostra società, ma oggi non sono abbastanza sostenute dalla politica. La nuova Pianificazione integrata sugli anziani dedica loro giustamente un capitolo, ma è importante che nei prossimi anni per i familiari curanti vengano introdotti incentivi concreti – per esempio deduzioni fiscali per le prestazioni di cura e assistenza fornite, e misure per aumentare la conciliabilità fra l’attività professionale e i doveri di assistenza.

La famiglia abbraccia tutte le generazioni che compongono la nostra società. Se riusciamo a farla funzionare, abbiamo compiuto un primo ma decisivo passo per assicurarci il benessere di tutti. È questo il motivo per cui voglio che questa discussione riceva tutta l’attenzione che merita dalla politica di questo Cantone.

Giuseppe Cotti