Ambiente

La sensibilità ambientale è uno dei tratti che distinguono la nostra generazione. Siamo tutti d’accordo sull’obiettivo di consegnare ai nostri figli un ambiente sano, riparando nel limite del possibile i danni provocati da decenni di sfruttamento poco attento delle risorse.

Il problema è che oggi sta diventando sempre più difficile avere una discussione reale e priva di ideologia su questi temi. Se proviamo a parlare di biodiversità o di energia, ci scontriamo con posizioni radicali e refrattarie a qualsiasi compromesso.

Soprattutto a sinistra, ha preso il sopravvento un approccio moralizzante, che vuole bollare alcuni atteggiamenti come «cattivi» e affronta la crisi climatica concentrandosi sulla ricerca dei cercando i colpevoli. Chi condanna gli altri, però, non sta cercando di salvare il Pianeta, ma solo di sentirsi superiore a loro.

Il problema è che ragionando così finiamo per dividere il mondo fra i buoni e i cattivi (che solitamente sono sempre gli altri). I desideri e i bisogni delle persone non hanno posto in questa visione del mondo, sono subordinati alla causa ambientale e spesso mescolati con altri obiettivi politici che non c’entrano nulla con l’ambiente.

Ormai le maschere sono cadute. L’ambientalismo radicale vorrebbe che la nostra specie si fermi, che censurassimo il progresso, che imboccassimo la strada della cosiddetta «decrescita». Tutte le varianti di questa ideologia concordano sul fatto che l’unico modo per assicurare la salvaguardia dell’ambiente sia di riavvolgere, in qualche modo, il nastro della storia, per tornare a una fantomatica «età della purezza».

Questo ecologismo ha identificato nell’essere umano il suo nemico, e nel nostro bisogno naturale di progredire il più temibile nemico della natura. È un ambientalismo che combina aspirazioni morali e convinzioni ideologiche. Come tutti i pensieri totalitari, abbraccia ogni aspetto della nostra vita e lo fa con una forte marcata tendenza al dirigismo. Divieti, restrizioni e tasse sono le parole d’ordine, giustificate da un catastrofismo apocalittico. La strada che ci propone è quella verso una società paternalistica, su base ecologica e morale.

Come moderati, il nostro compito è di esigere una discussione aperta e priva di pregiudizi: anche sui temi ambientali, vogliamo dare il primato al dialogo e al giudizio responsabile e critico.

Ragionevolezza e pragmatismo sono ciò che ci serve. Dobbiamo contrastare con le armi della cultura democratica l’atteggiamento, ancora molto diffuso, che vuole bollare lo sviluppo delle attività umane come un nemico da combattere.

Se vogliamo davvero il bene del Pianeta, dobbiamo abbandonare gli sterili conflitti ideologici, e puntare su un ambientalismo ragionevole, aperto alle novità, sostenitore delle innovazioni, costantemente alla ricerca di soluzioni equilibrate e sostenibili, per tutti.

Quello che vogliamo è un ambientalismo che investa sull’educazione e sulla ricerca scientifica. Se la Svizzera ha raggiunto questi elevatissimi standard di vita, è stato perché ha puntato sulle tecnologie, sulla ricerca scientifica, sull’innovazione – proprio su quel progresso che l’ecologismo irragionevole vorrebbe cancellare o limitare.

La direzione da seguire punta verso uno sviluppo responsabile e sostenibile, che sappia coniugare la difesa delle risorse naturali con il benessere economico e sociale di una comunità.

La mobilità sostenibile e i trasporti avranno un ruolo fondamentale: ponti, strade, autostrade, aeroporti, ferrovie, metropolitane, dighe, sono e rimarranno opere indispensabili. La vera sfida consisterà nel realizzarle con criteri di sostenibilità.

L’altro ambito decisivo sarà quello dell’energia, per la ricerca di risorse e fonti di approvvigionamento veramente sostenibili. Sviluppare le energie rinnovabili dovrà avere la priorità, puntando sul settore idroelettrico ma anche sulla potenzialità dell’idrogeno e della geotermia.

Anche il dibattito sull’energia nucleare dovrà essere affrontato, senza preconcetti e senza isteria. Non possiamo nasconderci: l’atomo farà parte del nostro mix energetico ancora per molto tempo.

Lo abbiamo visto in questi mesi: assicurare l’approvvigionamento energetico del paese è una delle sfide principali per i prossimi anni. Tenuto conto dei consumi in costante crescita, e della complessità dei problemi ambientali, quello che ci serve è un approccio non ideologico. Dovremo essere responsabili e quindi pragmatici, aperti e orientati all’innovazione tecnologica. Dovremo, in altre parole, puntare su tutte le qualità che da sempre hanno assicurato la sopravvivenza e la prosperità delle donne e degli uomini di questo pianeta.

Giuseppe Cotti